Tutto è cominciato con una delle mie solite iniziative: "Fosse l'ultima cosa che faccio, muoio." Incredibile, sono morto davvero.
La vita mi è passata davanti come un film. Banale, lo so, ma ho cominciato a preoccuparmi quando ho visto passare la scritta "Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente casuale".
Ho visto il famoso tunnel, e proprio alla fine è arrivato il controllore e mi ha fatto la multa. Che bastardo, e dire che il treno era pure in ritardo! Poco da stupirsi, eh, era delle Nord.
In ogni caso, fra i lati positivi devo menzionare che l'annoso problema della pelle grassa si fa meno pressante, quando vai in putrefazione. Fateci un pensierino, pare che anche con la forfora faccia miracoli.
Poi nel complesso essere morto non è così malaccio. E' un po' come quando vai in un rifugio di montagna: è un casino arrivarci, ma poi non avresti mai voglia di tornare. Ecco, magari c'é una differenza: da morto è dura trovare un buon brasato di camoscio. Ma basta lamentarsi sempre, che ci si fa il fegato amaro. Devo dire però che anche col fegato amaro qua i vermi sono delle buone forchette. Fatevi sotto, ragazzi, offro io!
Ma il vero problema adesso è: ora che sono morto, che faccio? Posso essere utile a qualcosa? A far nascere un bel fiore, direbbe qualcuno. O magari una piantina. Un ortaggio. Sì, dai, un ortaggio. Basta che non sia una melanzana: non lo sopporterei. Odio le melanzane per la loro buccia viscida il cui colore ricorda il cielo di una giornata di sole a Bruxelles.
Progetti per il futuro? Mah. Non ho ancora pensato alla possibilità di reincarnarmi, perché il depliant dell'induismo non mi convince moltissimo. Al momento sembra più interessante quella religione che promette undici vergini, ma devo vedere la burocrazia. Pare che chiedano il certificato di esplosione e (mannaggia!) non ce l'ho. Vedremo.